SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro viaggio in Grecia... là dove nasce il Meltemi...
partiremo da Salonicco e costeggeremo la penisola della Calcidica, sperando di poter navigare anche intorno alla repubblica monastica del Monte Athos. Poi sarà la volta delle isole Thasos, Samothraki e Limnos.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di luglio e contiamo di finire entro agosto. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro

Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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sabato 28 luglio 2018

Chiudiamo il periplo di Sithonia...

Mercoledì 25 luglio 2018 – 14° giorno di viaggio
Koufos – Kalamitsi (20 km)
Vento SW 5-6 nodi (F2) – mare appena increspato – 30°C
Giornata di lutto
L’Attica brucia.
Le notizie ci raggiungono già la sera degli incendi.
Sono stati appiccati decine di focolai. In casi del genere è difficile pensare che si tratti di autocombustione: niente sembra essere stato lasciato al caso. Col vento forte di questi ultimi giorni gli incendi si sono propagati in maniera “impeccabile”, provocando più di 80 morti, oltre 40 dispersi, centinai di feriti, la distruzione di alcuni paesi ed un’altra indescrivibile serie di danni, perdite ed orrori. Le mani che hanno appiccato le prime fiamme sapranno ora di avere procurato una così grande devastazione, quasi incredibile nel 2018. La storia degli incendi estivi in Grecia è lunga e rinomata, quasi come quella dell’Italia meridionale degli anni passati: ricordiamo ancora bene i grandi pinnacoli di fumo che si alzavano sul Peloponneso, ripresi persino dalle foto satellitari rilanciate sulla rivista settimanale Internazionale, mentre noi eravamo in kayak a Cefalonia nel 2007. Ci era sembrato uno spettacolo osceno ed inaccettabile. E gli incendi si sono susseguiti tutti gli anni, sulle isole e sulla terra ferma, senza mai saltare l’appuntamento estivo. Ma niente è paragonabile alla tragedia di quest’anno: il fuoco ha generato così tanto fumo che le persone, se non sono morte bruciate, sono state intossicate e molti, dicono i giornali, hanno perso la vista e l’orientamento, tanto da non riuscire neanche a mettersi in salvo raggiungendo il mare, spesso vicino. Ci sono state scene raccapriccianti che ci hanno scosso nel profondo: genitori che cercano i figli scomparsi, figli rimasti senza genitori, turisti morti soffocati, 26 corpi trovati abbracciati nel giardino pietrificato di una villa nell’ultimo vano tentativo di proteggersi a vicenda, una ragazzina che si getta dalla scogliera coi vestiti in fiamme mentre alle sue spalle i genitori urlano diventando torce umane. Indicibile.
Per noi poco vale l’annuncio della Farnesina che non ci sono italiani coinvolti negli incendi. Le vittime sono un numero impressionante.
Quello che ci ha rincuorato un pochino è stato leggere che la catena della solidarietà si è attivata subito: i paesi vicini hanno inviato aerei canadair e lo slancio delle persone comuni non si è fatto attendere. Mentre a Salonicco un branco di nazisti aggredisce degli immigrati mandandone quattro all’ospedale, ad Atene invece donano il sangue per i sopravvissuti degli incendi tanti Palestinesi, Curdi e Siriani, e pescatori egiziani salvano decine di persone che si sono gettate in mare per salvarsi dalle fiamme, e i tassisti offrono corse gratuite per aiutare chi fugge dalle zone bruciate. Le farmacie regalano bende, pomate e medicinali, i negozi acqua ed alimenti; le persone aprono le proprie case agli sfollati e gli alberghi mettono a disposizione le camere sfitte per chi ha perso ogni cosa...
I nostri amici greci sono tutti lontani dalla capitale, sparsi nelle varie isole per la stagione estiva in kayak: un paio di loro, però, di stanza ad Atene, hanno risposto all’appello lanciato dai social network rassicurando di star bene. Noi stiamo bene, solo molto rattristati e scossi da queste tragiche notizie. Il governo greco ha dichiarato non una soltanto bensì tre giornate di lutto nazionale: ci sarà ancora tanto da fare per rimarginare una ferita così profonda…
Mentre l’Attica brucia, qui nella Calcidica invece diluvia.
Anche oggi il cielo è coperto da possenti cumulonembi che sembrano volerci inseguire. Col cuore gonfio di malinconia, usciamo dal protetto golfo di Koufos, ci avviamo verso il capo e scoviamo la prima spiaggia “dieci e lode” di Sithonia: appena oltre Akrotiri Lemos scendiamo per una sosta e per qualche foto ricordo.
Poi ci spostiamo verso Akrotiri Psevdokavos dove notiamo, alle spalle che piccolo promontorio a forma di guerriero che sostiene il lilliputh-faro, una piccola baia deserta che ci sembra ideale per lavarci di dosso la salsedine di due settimane di viaggio e la tristezza di questa giornata di lutto.
Saltiamo invece il successivo Golfo di Ambelos perché il suo piccolo fiordo profondo un paio di chilometri, costellato di belle rocce bianche e verdi, è completamente occupato da una serie di allevamenti ittici ben segnalati da brillanti boe arancioni, quelle sul lato settentrionale ancora in fase di installazione.
Appena giunti nella baia di Kalamitsi contiamo 4 campeggi e 3 stabilimenti balneari nei 2 chilometri di spiaggia sabbiosa ed impieghiamo così appena 1 secondo per decidere di andare oltre. Solo che Mauro nota qualcosa di molto strano accadere alle mie spalle: una pesca saltella sul mio ponte posteriore. Sento urlarmi nelle orecchie: “Tatiana, hai completamente allagato il terzo gavone!”.
Nello sconforto più assoluto, ricostruisco l’accaduto: nella cala dello shampoo, per fare un’ultima foto ricordo dal kayak, cerco nel gavone la pezzuolina per pulire l’obiettivo. Scatto la foto, ma dimentico il tappo aperto. Dopo oltre un’ora di navigazione l’acqua è penetrata anche nel gavone di poppa, attraverso quel foro di compensazione che pratichiamo in tutti i nostri kayak per evitare che i tappi si eccitino o deprimano ad ogni cambio di temperatura. Meno male che l’invenzione di Mauro di sistemare sul fondo del gavone degli asciugatori universali ha trattenuto la maggior parte dell’acqua e… Vabbè, c’è da lavorare tutta la serata: sbarchiamo poco dopo le cinque su una spiaggetta di sabbia chiara su cui sventola una bandiera pirata. Prima tiriamo fuori ogni cosa dai due gavoni, poi asciughiamo ogni pezzo dell’attrezzatura, controllando anche quelli ancora asciutti, dopo lasciamo tutto all’aria per qualche ora e alla fine, mentre Mauro monta il campo e prepara la cena, io finisco di riporre tutto nelle rispettive sacche stagne. Senza che le zanzare si facciano vive a massacrarci gambe e braccia: sembrano anche loro a lutto nazionale, è la prima volta che non compaiono al tramonto.
Il lavoro è lento e meticoloso e riesco a sistemare tutto quando ormai è buio. Poco male: tenere occupate le mani aiuta a liberare la testa dai neri pensieri della giornata…

La cala "dieci e lode" ad Akrotiris Lemos, sulla punta meridionale della penisola di Sithonia...
La costa lungo l'estremità meridionale della penisola...
Il profilo del guerriero sul capo Akrotiri Psevdokavos...
Appena oltre cala Ambelos...
Asciugatura!
La stessa cala al mattino, dopo il temporale...

Giovedì 26 luglio 2018 - 15° giorno di viaggio
Kalamitsi – Akrotiri Rigas (18 km)
Vento NW 5-8 nodi (F2-3) – mare calmo – 32°C
Temporale mattutino
Forse suggestionata dalle devastanti notizie sugli incendi dell’Attica, la mia notte si riempie di incubi agghiaccianti. Alle tre del mattino, stravolta, mi ritrovo a rigirarmi nel sacco a pelo, poi nella tenda: alle quattro esco, andando su e giù lungo la piccola spiaggia. Alle cinque del mattino, quando si cominciano a notare i primi bagliori dell’aurora, il cielo nero della notte ancora incombente si illumina di altri bagliori lontani: dietro i monti di Sithonia le nuvole paffute si rischiarano ad ogni lampo ed i tuoni si fanno via via più vicini. Aspetto ancora una mezz’oretta, tanto lo spettacolo è accattivante, e poi mi decido a montare il telo esterno della tenda, facendo attenzione a non accendere la luce frontale e a non fare alcun rumore per non svegliare Mauro. Che infatti continua a russare fino alle otto e mezza. Quando finalmente il temporale si decide a raggiungere il nostro campo e a scaricarsi in pochi minuti sulla nostra tendina.
Facciamo colazione chiusi dentro.
Poi tutto cambia, come sempre dopo i temporali estivi.
Il cielo si schiarisce, il sole fa capolino tra le nuvole, la temperatura sale velocemente. E altrettanto velocemente arriva nella “nostra” caletta un motoscafo battente bandiera ceca carico non solo di cinque bimbetti iper-eccitati ma anche di una quantità incalcolabile di giochi estivi, compresi gommoncino gonfiabile, bananetta e sci d’acqua.
Fuggiamo.
La carenza di sonno mi fa sentire le braccia pesanti come due tronchi.
I cinque-sei nodi di brezza contraria mi sembra siano più del doppio.
Ogni pagaiata mi costa una fatica tripla rispetto al normale e…
Mauro si impietosisce e mi propone una sosta alla kantina della bella spiaggia di Kriaritsi: due toast prosciutto e formaggio e un caffè frappè mi risollevano un po’. Ma ci attendono altre due ore contro vento, che mi pesano tantissimo.
Sbarchiamo prima del solito, appena dopo le cinque del pomeriggio, su una spiaggia occupata solo da una grande tenda che sembra più un bazar orientale, per quanti teli da mare colorati sono stesi sulle cime tutte intorno. Una solitaria ragazza greca ci accoglie con un grande sorriso e poi si ritira nei suoi spazi.
Ceniamo presto e ci infiliamo in tenda che è ancora chiaro: io crollo tra le braccia di Orfeo che sono appena suonate le otto di sera!

Uno scettro pietrificato!
 Un raro passaggio tra gli scogli: in entrata...
... ed in uscita dal passaggio!
Nuvoloni sul Monte Atos...
Si prepara un altro temporale...
Sosta nella caletta isolata ed inaccessibile...

Venerdì 27 luglio 2018 – 16° giorno di viaggio
Akrotiri Rigas – Paralia Karidy (21 km)
Vento S 2-3 nodi (F1) – mare calmo – 35°C
Lotta per la sopravvivenza (all’afa)
Mauro si sveglia per primo e sistema il telo parasole in modo da tenere la tenda in ombra il più a lungo possibile. Mi sveglio quando lui ha già finito di farsi la barba: facciamo colazione insieme e con calma ci prepariamo ad affrontare un’altra giornata di temporali annunciati e schivati.
Alle undici e mezza irrompe nella baia un barcone carico di turisti: sono appena una ventina ma sembrano un centinaio, per le urla che invadono la cala al loro arrivo. Noi siamo già coi kayak in acqua. Fuggiamo ancora.
Le spiagge lungo la costa del versante orientale della penisola di Sithonia sono molto belle, silenziose anche quando affollate di bagnanti, alcune perfino deserte. Le pinete ricoprono le colline circostanti e le casette per le vacanze spuntano tra il verde sempre più numerose.
Dopo otto chilometri di pagaiata mattutina ci concediamo una sosta rinfrescante poco prima della spiaggia di Armenitis, invasa dai camper di un campeggio che occupa tutta la sua estensione. Avendola avvistata da lontano, scegliamo una caletta isolata inaccessibile da terra dove è stata montata, e al momento lasciata incustodita, una grande tenda condominiale a tre piazze. Restiamo soli ad ascoltare il tintinnare delle lattine vuote di birra che sono state appese tutte intorno al condominio abbandonato: la temperatura cresce e l’assenza di vento la rende quasi insopportabile.
Un altro paio d’ore nell’afa più pesante e spessa di tutto il viaggio e ci risolviamo a fermarci per un’altra sosta in una baietta anonima, dove però trovo una rigogliosa pianta di finocchio marino che raccolgo e condisco con olio d’oliva: il pranzo è servito, anche se fuori orario.
Sbarchiamo presto anche stasera, ancora prima delle cinque del pomeriggio, sfidando una agguerrita sfilza di bagnati che sguazza nell’acqua bassa della baia e che mi ricorda il disgusto di Mafalda per la minestrina. Stavolta è Mauro ad avere dormito poco e ad avere bisogno di recuperare le forze: ceniamo in taverna con una porzione gigante di carbonara, piatto che qui in Grecia viene servito in una gustosa variante creativa fatta con prosciutto crudo, panna e funghi. La preferita dell’Uomo di Ferro!
Potremmo anche attendere la tanto attesa eclissi lunare ma qui sulla Calcidica si sono addensate così tante nuvole spesse e scure che lo spettacolo ci sarebbe comunque precluso…

Faraglione Dart Fener!
Sbarco impossibile!
Cala del risveglio all'inglese: la stessa dello sbarco impossibile!
Uno splendido due-alberi nel golfo interno dell'isola di Diaporos... 
La cala delle capre...
La caletta in cui Panos ha tediato Jorgos & Sofia (e noi!) fino al tramonto!

Sabato 28 luglio 2018 – 17° giorno di viaggio
Paralia Karidy – Pyrgadikia (22 km)
Vento ESE 4-5 nodi (F2) – mare calmo - 30°C
Accerchiati dai temporali
Veniamo svegliati da una comitiva di inglesi che scende in spiaggia come fosse la padrona del posto e che parla forte anche dopo avere notato che noi stiamo ancora dormendo. Alle sette del mattino abbiamo già smontato il campo: un record che ci saremmo volentieri risparmiati!
Siccome le nove ci sembrano un orario incongruo per partire, ci concediamo una capatina nella kantina sistemata sotto l’ombra della pineta che incorona la spiaggia di Karidy: per cominciare bene la giornata, e dimenticare l’irrispettosa tracotanza degli inglesi, ci regaliamo un doppio caffè frappè glikò me gala, il tipico caffè solubile shekerato servito con ghiaccio, latte e zucchero. Una bomba calorica che ci aiuta sempre.
Quando torniamo ai kayak una coppia di Treviso si avvicina per chiederci dove siamo diretti e segue con attenzione gli ultimi preparativi prima dell’imbarco.
Schiviamo un’altra fitta armata di bagnanti mattinieri e ci spostiamo subito sulla vicina Diaporos, una bella isola bassa e frastagliata presa d’assalto dalle barche a noleggio, quelle con la tendina a strisce bianche e rosse e con il motore sempre troppo rumoroso. Cerchiamo di evitare la folla del sabato estivo costeggiando il versante interno dell’isola, ricco di pinete che arrivano fino al mare: sotto ogni pino spunta una tenda ed in ogni caletta sono ancorati diversi motoscafi. C’è folla ovunque.
Tiriamo dritti fino al capo settentrionale dell’isola per poi traversare sulla vicina isoletta di Kalogria, dove scoviamo una spiaggia deserta di ciottoli e conchiglie: non c’è nessuno perché tra gli ulivi pascolano silenziose ed incuranti delle capre semi-selvatiche. Trovo sul bagnasciuga un paio di ossa dilavate dall’acqua che assomigliano a due cavallucci marini e che andranno di certo ad arricchire la mia collezione di pescetti.
Quando è appena scoccato mezzogiorno raggiungiamo il vicino capo di Pyrgos, avvolto da due belle spiagge di sabbia chiara e fine. Sempre occupate dal solito campeggio. Allora sfruttiamo la leggera brezza che soffia a nostro favore e tagliamo al largo di un paio di chilometri, puntando le prue verso nord per raggiungere le cittadina che scorgiamo su quel capo lontano, al fondo della penisola di Sithonia. Sulla terraferma si profila un nuovo temporale, coi nuvoloni alti che lanciano tuoni e che si spostano veloci da est ad ovest: non ci sfiora nemmeno, la pioggia, ma quando gira il vento ci investe un intenso odore di terra bagnata e di resina.
Dodici chilometri e due ore dopo entriamo nel porticciolo, scoviamo un angolino di spiaggia ciottolosa alla radice della diga foranea, tiriamo i kayak in secca su un prato selvatico, troviamo un angolino adatto per la tenda tra fiorellini gialli e viola ed un’infinita di grilli e di insetti stecco di gni dimensione e ci precipitiamo in taverna: la voglia di souvlaki è cresciuta durante la traversata e non riusciamo più a contenerla.
La taverna è molto accogliente e pittoresca, arredata con cura in stile campagnolo, con cesti di vimini come paralumi, con piccole zucche ornamentali che pendono nella veranda, con trecce d’aglio ad incorniciare le finestre. Persino nel bagno ci sono vasi di vetro ricolmi di semi secchi e rami intrecciati e sacchetti di erbe aromatiche. I menù sono decorati con pizzi color ecru e panna e accanto ai tavolini di legno c’è una teca di vetro per lo scambio degli oggetti: se te ne piace qualcuno, prendilo lasciandone uno tuo! E’ il luogo ideale per trascorrere la serata ed aggiornare il blog…

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