SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro viaggio in Grecia... là dove nasce il Meltemi...
partiremo da Salonicco e costeggeremo la penisola della Calcidica, sperando di poter navigare anche intorno alla repubblica monastica del Monte Athos. Poi sarà la volta delle isole Thasos, Samothraki e Limnos.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di luglio e contiamo di finire entro agosto. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro

Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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martedì 17 luglio 2018

Il vento dà, il vento toglie...

Domenica 16 luglio 2018 – 4° giorno di viaggio
Nea Kallikratia – Stagno sul confine di Kassandra (39 km)
Vento NW 12-16 nodi (F4) – mare da calmo a mosso – 35°C
Col vento in poppa…
La notte è stata molto rumorosa perché il porticciolo, benché malmesso, è molto frequentato: il nostro piccolo scivolo di alaggio, accanto al quale abbiamo trovato un angolino buio dove montare la tenda, è stato preso d’assalto da barchini di tutti i tipi, alati da carrelli sgangherati e sferraglianti che arrivano ad ogni ora.
Al mattino siamo un po’ sotto tono.
Ci solleviamo con una seconda colazione alla taverna dove abbiamo cenato la sera prima (qui non ci sono orari di chiusura: le taverne sono sempre aperte, dal mattino presto alla sera tardi, benedetti Greci!). Dopo il secondo frullato colorato ai frutti di bosco, comodamente spaparanzati su due poltroncine di finto vimini, Mauro inizia a dimenarsi: “Torniamo a sederci sulle nostre poltrone preferite!”
Prendiamo il mare chiedendoci come mai tutti i porti di questo tratto di costa siano aperti verso nord-ovest, da dove arriva il vento dominante: sono tutti insabbiati, manco a dirlo, e quasi sempre disseminati di scogli affioranti. Questo in particolare ha una serie di massoni semi-sommersi che occupano la zona prospiciente lo scivolo di alaggio. Al centro del bacino creato da tre moli di legno, sono state disposte in maniera apparentemente casuale una serie di aste coronate da decine di galleggianti rossastri, oramai ben incrostati da piccole cozze nerastre: ci sono altri massi sul fondo, chissà che prima non ci fosse un albergo.
La costa prosegue bassa e lineare, con tante spiagge di sabbia fine occupate dagli immancabili stabilimenti balneari, con qualche rado scoglio che fa capolino nell’acqua turchese e con molti alberghi giganteschi che deturpano il paesaggio. E che rischiano di finire in acqua da un momento all’altro, visto che hanno cercato di sfruttare ogni metro disponibile sulla scarpata terrosa che precipita in mare. Con l’unico evidente risultato di lasciar penzolare nel vuoto quei monconi di cemento che non hanno resistito alle intemperie e che resteranno per chissà quanto tempo ancora a testimoniare dell’ingordigia e della miopia degli esseri umani.
Il Meltemi arriva puntuale a mezzogiorno, imbianca il mare e cala alle quattro del pomeriggio. Non è il Meltemi che abbiamo imparato a conoscere alle Cicladi, quello che non calava mai neanche di notte. Ci godiamo però una pagaiata lunga, facile e veloce, con le onde in poppa piena che crescono gradualmente fino ad arrivare ad oltre un metro frangente, così regolari e potenti da lanciarci a volte in qualche breve surfata.
Giungiamo in un baleno all'ultima cittadina sulla costa greca prima della penisola calcidica di Kassandra. C’è una bella cattedrale circondata di numerose cupole in mattoni rossi ed affiancata da un campanile così alto e sottile da sembrare un minareto. Sono in corso dei lavori di ampliamento del porto antistante, già molto grande e comunque sempre aperto a nord-ovest…
Dopo una serie di collinette triangolari di arenaria rossa, intervallate da spiagge di sabbia bianca e qualche rigogliosa vite di un bel verde acceso, scorgiamo il canale di accesso alla piccola cittadina di Nea Potidea, la porta di ingresso della penisola di Kassandra. Il canale, in realtà, taglia di netto lo stretto istmo di terra e separa la penisola dalla terraferma: un chilometro scarso che risente delle maree e delle correnti.
Noi ci togliamo lo sfizio di passarlo in entrambi i sensi, anche se l’ingresso così stretto è quasi nascosto dalle onde ingrossate dai bassi fondali, per andare a cercare una spiaggia ridossata dal vento che ci permetta di fare una breve sosta di metà pomeriggio. Quando torniamo indietro, scorgiamo sul ciglio del porto tre canoisti italiani: Lucia, Roberto e Giancarlo sono appena arrivati e stanno finendo di preparare i kayak per un viaggio di due settimane lungo le prime due dita della penisola calcidica. Siamo contenti dell’incontro casuale e ci diamo appuntamento alla prima spiaggia libera.
Col mare ancora un po’ formato, ma con le onde che ormai arrivano al traverso, costeggiamo un’altra serie di collinette rossastre, queste punteggiate soltanto di case vacanze, e dopo un paio d’ore raggiungiamo il lungo litorale sabbioso che corre a sud fino alla visibile torre di Sani: ci sembra il luogo adatto per il campo notturno, anche se gli stagni nascosti dalla pineta lasciano prevedere l’assalto di altre zanzare…

Un prezioso ritrovamento lasciato ai bimbi della spiaggia :-)
Uno sguardo ravvicinato alla poppa del Voyager di Mauro...
Il vento ci spinge di poppa...
L'ingresso nel canale di Nea Potidea ...
Le collinette di arenaria rossastra a sud di Nea Potidea...
Il tramonto in tecnicolor sul confine della prima penisola di Kassandra...
In compagnia di Lucia, Roberto e Giancarlo...

Lunedì 17 luglio 2018 – 5° giorno di viaggio
Stagno sul confine di Kassandra – Skala Fourkas (19 km)
Vento NW 16 nodi (F4) in attenuazione – mare da mosso a calmo – 34°C
Appiedati dalle rocce!
Come per la cena di ieri, anche per la colazione di stamattina aspettiamo di essere tutti pronti per stare un po’ in compagnia.
Lo scalino roccioso che cinge la spiaggia crea una bella serie di onde frangenti che rendono la risacca non solo rumorosa ma anche spumeggiante: difficile riuscire ad imbarcarsi in queste condizioni, il rischio di battere la chiglia dei kayak sulle rocce è alto, per non parlare del ricciolo d’acqua che finirebbe per caracollare nei vari pozzetti.
Siamo tutti d’accordo: aspettiamo che il Meltemi cali.
Nell’attesa ce ne andiamo a passeggio sulla spiaggia fino alla torre di pietra del paesino di Sani, circa cinque chilometri a sud del nostro campo: l’albergo a sette piani che ha accerchiato non solo il capo ma anche la torre, soffoca pure la spiaggia antistante con una doppia serie di immensi ombrelloni bianchi che arrivano proprio sulla battigia, rendendo il transito quasi impossibile, a meno di una gimcana tra gli illustri ospiti paganti della struttura a cinque stelle. La passeggiata frutta a Mauro un rigurgito di “erodismo” e a me tre rastrelli: raccolti sulla spiaggia libera, sia ben chiaro, non certo sottratti ai bimbetti urlanti del resort, tanto che quello blu è persino decorato da alcune spettacolari piccole incrostazioni (a riprova che era in mare da chissà quanti mesi!) 
Torniamo al campo-base dopo un paio d’ore, accaldati ed abbronzati, pronti per una nuova piccola avventura: i tre amici canoisti vogliono tentare la sorte e mettersi in cerca di una taverna sul lungo mare, ovviamente dalla parte opposta della spiaggia. Ci avviamo sotto il sole cocente di mezzogiorno ma la missione si rivela presto infruttuosa: c’è solo una distesa di casette basse ai margini dello stagno e su per le collinette rosse.
In compenso, ci godiamo uno spettacolo senza pari: prima uno stormo di fenicotteri rosa in volo radente sul mare e poi una grande razza che perlustra la costa per cacciare. La sua sagoma scura si staglia sulla cresta trasparente delle onde ancora grosse e dopo aver catturato una preda se ne resta per qualche lungo minuto a pancia all’aria, muovendo le estremità delle pinne fuori dall’acqua, come per salutare noi cinque che dalla riva guardiamo a bocca aperta tutte quelle acrobazie. Dopo un po’ si dilegua in mare aperto, lasciandoci gli occhi pieni delle sue movenze leggere ed eleganti.
Siamo tutti un po’ impazienti di riprendere il mare.
Ci rintaniamo all’ombra di un grande pino marittimo per sgranocchiare qualcosa al volo, in attesa che il Meltemi cali quel poco per farci superare indenni lo scalino roccioso. Alle tre del pomeriggio Lucia torna entusiasta dicendo che il mare è calato: interrompiamo la pennichella post-prandiale e ci prepariamo.
Con la nostra proverbiale lentezza, ci imbarchiamo venti minuti dopo i tre amici. E non li ritroviamo più. Perché il mare è grande, pieno di onde e non finisce all’orizzonte, come canta quel genio di Mannarino!
Appena oltre la torre di Sani si apre una bella baia a mezza luna al cui centro si staglia il canale di ingresso di un porticciolo turistico interno, dalla forma perfettamente circolare, che non sappiamo se naturale o artificiale, ma che di certo è privato, a giudicare dallo spropositato numero di yacht attraccati sui moli e dalla piccola selva di alberi delle barche a vela che spuntano tra i tetti dei villini residenziali tutti intorno.
Dopo il capo successivo si aprono una serie di piccolo calette degne di una sosta, ma la costa è ancora rovinata da costruzioni in serie: preferiamo proseguire, e restare al largo, per il duplice vantaggio di sottrarci ai rumori molesti degli stabilimenti balneari e di esporci alla rinfrescante brezza leggera del tardo pomeriggio (che ora spira in direzione contraria, come a farci scontare la fortunata giornata di ieri col vento in poppa!).
Dopo quattro ore di silenzio, ci assale la disco-music di Skala Fourkas, ma ormai è giunto il tramonto ed è il caso di sbarcare.
Troviamo rifugio tra un serie di ombrelloni tutti uguali, grandi e bianchi e chiusi con delle cime in tinta, che appartengono senza dubbio ai villeggianti delle casette a schiera al di là della strada costiera.
Le zanzare sono più aggressive qui che allo stagno…

Sdraiati all'ombra...
Gli ultimi preparativi prima dell'imbarco...
La pineta lussureggiante verso Capo Sani...
Il campo tra gli ombrelloni di Skala Fourkas...
Pronti a doppiare quel capo...
Il bel faro del capo sabbioso di Kassandra...
Altri preziosi ritrovamenti, lasciati sempre sulla prima spiaggia!

Martedì 18 luglio 2018 – 6° giorno di viaggio
Skala Fourkas – Medi Kallandra (10 km)
Vento W 5-6 nodi (F2) – mare calmo – 32°C
Spostamento strategico…
Ci svegliamo tardi, dopo dieci ore filate di sonno pesante e rigenerante.
Per avere un po’ di ombra durante la prima colazione tiriamo fuori dal gavone il telo protettivo che per un’oretta circa fa bella mostra di sé, tirantato com’è tra le prue e le poppe dei nostri due Voyager.
La costa prosegue ancora bassa e lineare fino ad una punta sabbiosa sormontata da un bel faro alto e bianco e dalle rovine di un tempio dedicato a Poseidone (quanti tempi dedicati a Poseidone ci saranno in tutta la Grecia?!?).
Sulla lunga lingua di sabbia chiara che si arricciola su stessa verso l’estremità protesa nell’acqua trasparente si allena sia un gruppo di ragazzini che, poco oltre, un drappello di militari: i primi, in costume e cappellini colorati, corrono lungo un percorso ad ostacoli al termine del quale devono lanciare delle palline dentro un retino da pesca; i secondi, invece, in tuta mimetica e berretti scuri, gareggiano su due gommoni neri sospinti a remi intorno ad una boa posizionata poco al largo. Le loro urla, di tutti, grandi e piccini, ci tormentano per i quattro chilometri che ci separano dal capo successivo.
Finalmente, dopo un’altra ora di navigazione tormentata e rumorosa, tornano a farsi sentire le cicale.
La costa è un po’ più alta e frastagliata, ricoperta di fitte pinete di un bel verde brillante che ci ricordano l’Isola di Eubea.
Dopo poche altre pagaiate scorgiamo un angolino all’ombra su una spiaggia deserta: pazienza per lo scalino roccioso che cinge anche questo tratto di litorale, il posto è talmente invitante che ci risolviamo a sbarcare anche se sono soltanto le due del pomeriggio. E pazienza anche se dietro l’angolo fa capolino un piccolo resort con una taverna affacciata sul mare: è il posto giusto per rilassarci (niente musica, per una volta!) e per aggiornare il blog! E per cenare con tutti i piatti a base di melanzane previsti dal menù!

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